Regali di Natale

Quali sono state le invenzioni che ci hanno cambiato di più la vita?

Non parlo delle automobili, dell’elettricità, della televisione, insomma di quelle cose che abbiamo trovato già bell’e fatte. Intendo dire quelle che sono state realizzate dopo la nostra venuta al mondo, quelle che la vita l’hanno cambiata pure a noi.
Sicuramente il telefono cellulare, che io me le ricordo bene le cabine, i gettoni che finivano nel bel mezzo della frase e ricordo pure il poter essere da qualche altra parte senza che nessuno ti potesse rompere le scatole.
E poi internet. Che con wikipedia ha fatto sparire le enciclopedie polverose che prima appesantivano le nostre mensole e le nostre ricerche scolastiche. E il navigatore.
Ma ce ne sarebbero ancora molte altre, perché la tecnologia avanza a passi da gigante, come leggevo stamattina su Donna Moderna – mentre facevo la cacca – nella pagina dei regali di Natale hi-tech, piena di strumenti avveniristici che magari neppure pensavo fossero stati già inventati.
Peccato che poi il tempo di lettura sia finito – quello è variabile – prima che potessi completare l’osservazione di tutti quegli spettacolari congegni.
Un’invenzione magari di nessuna utilità, ma che mi piacerebbe davvero molto, sarebbe un chip impiantato in una lente a contatto, sul nervo ottico, o addirittura nell’ippocampo, collegato ad una fotocamera miniaturizzata, che permettesse di fotografare i ricordi.
Funzionerebbe così: tu ripensi a qualcosa del tuo passato, ad un’immagine a te cara e ormai irrimediabilmente trascorsa, clicchi con la palpebra, e questa ti si ferma e si scarica tramite Bluetooth dal dispositivo che ti è stato impiantato. Delle vere e proprie foto-ricordo!
Potresti rivedere episodi indimenticabili che non sono mai stati realmente immortalati in presa diretta (quando tu eri ragazzo il cellulare, l’hai detto, non c’era): il meraviglioso volto di quella ragazza sulla quale volevi fare colpo e perciò le dicevi che se aveste avuto almeno cinquanta cose in comune eravate fatti l’uno per l’altra. E così continuavi a chiedere “ti piacerebbe vedere le Piramidi?” “Sì”, “anche a me”, e così via, fino a cinquanta, fino a quando era inevitabile mettersi insieme, e glielo leggevi negli occhi, grandi e ingenui oltre ogni dire, ma eravamo ragazzi.
Quello che non potresti fotografare sarebbe la tua faccia di bronzo, in quei momenti.
Là dovresti andare sul menu “condivisione” e scaricarla dalle foto-ricordo di quella ragazza di allora. Chissà come mi vide? Credo ne uscirebbero foto molto, molto mosse, perché doveva essere davvero miope a mettersi con me.
Ma erano altri tempi, più di vent’anni fa.
Quando in tasca non avevo neppure una lira, al massimo un gettone telefonico.
Ma tanti di quei sogni da riempirci tutte le pagine della vecchia Wikipedia sulla mensola.
Mentre ora rimangono solo ricordi.
E sciocchi stratagemmi per pensarci.

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